“Lei legge di noi?”
17 Ott 2025 - Adolescenti, Dialoghi, PassidiSperanza, Viaggi
La sete dei giovani di essere accompagnati in tutte le dimensioni di sé.

di don Gabriele Pelosi
“Lei legge di noi?” La domanda nasce da un sorriso ironico, ma sincero.
Da quella freschezza che solo un giovane sa tirare fuori.
Sul treno, direzione Roma, tra un prete con in mano un libro sul mondo giovanile e un ragazzo “alternativo”, disinvolto, vestito a modo suo, nasce un dialogo semplice ma vero. Poche parole, forse scambiate tra una stazione e l’altra, ma dense di significato: la vita, la felicità, la fede, il senso delle cose.
Quell’incontro mi ha lasciato dentro un pensiero che continua ad abitarmi.

Forse i ragazzi non sono così lontani dalla fede come spesso temiamo. Certo, la confusione sulla Chiesa e i tanti luoghi comuni generano fatiche e, talvolta, disorientamento. Ma se ti fermi, se ascolti, se provi a spiegare e a riorientare, ti accorgi che si può comprendere e rilanciare.
I giovani non sono “senza Dio”, sono in cerca di qualcuno che, parlando loro di Dio, o meglio, di Gesù, non perda di vista l’uomo.
Cercano adulti che sappiano guardare la loro vita nella sua interezza: affettiva, relazionale, corporea, sociale e spirituale.
Adulti che non isolino una dimensione, che non amputino le altre, ma che sappiano tenere insieme tutto ciò che li abita.
Ogni giovane ha diritto a essere preso sul serio in tutto ciò che è.
L’educazione autentica, quella che forma davvero l’uomo interiore, non può ridursi a sostenere il ragazzo nelle prestazioni scolastiche, nelle abilità sportive o nella buona condotta.
Educare è accompagnare il desiderio di significato, quella nostalgia profonda che abita il cuore di ogni giovane e che, spesso, lui stesso fatica a nominare.
Come mi ricordano spesso gli amici psicologi, l’adolescente di oggi non ha bisogno di adulti che interpretino la sua ricerca come una mancanza o una devianza, ma di adulti che restino accanto al suo smarrimento, aiutandolo a trasformarlo in un cammino.
È in questa compagnia che il ragazzo impara a riconoscere le proprie emozioni, i propri limiti, e scopre, forse anche con stupore, che la dimensione spirituale non è “una parte in più”, ma il respiro che tiene insieme tutte le altre.

Ecco il punto: la spiritualità non è una competenza da insegnare, né un’etichetta da appiccicare su una bottiglia piena di norme o imperativi religiosi.
È una dimensione da custodire, da lasciare fiorire. Troppo spesso noi adulti, preti, genitori, educatori, lasciamo che questa parte resti confinata, quasi fosse un lusso per pochi o un tema da affrontare solo in certi momenti.
Ma i giovani hanno sete di totalità.
Hanno bisogno di essere accompagnati in ogni parte di sé: nel sogno e nella fatica, nella ribellione e nel bisogno di senso.
Quel ragazzo sul treno, forse senza saperlo, mi ha ricordato che il cuore dell’uomo è uno solo, e che la fede, quando è autentica, non divide ma unisce.
È la forza che permette di attraversare la vita senza spegnerla, di abitare le proprie fragilità senza vergogna, di cercare una felicità che non sia solo consumo, ma pienezza. E allora mi chiedo, e chiedo anche a voi, genitori, educatori, adulti che volete bene ai giovani e vi impegnate per loro, negli oratori o altrove: Ci accorgiamo davvero della sete spirituale che abita i nostri figli oppure siamo preoccupati solo dei numeri?

Li aiutiamo a darle un nome, un linguaggio, un respiro, senza la fretta che arrivino ad in “dunque?” Oppure li lasciamo soli, pensando che “capiranno da soli”, che “ora non è il momento”?
Forse il momento è adesso.
Forse è tempo di tornare ad accompagnarli nell’interezza del loro essere, con delicatezza e coraggio, senza la fretta di arrivare ma con la fiducia che lo Spirito parla anche nei loro silenzi, nelle loro inquietudini, nelle loro domande non dette.
E che la Parola di Dio apre varchi che nemmeno immaginiamo.
L’Oratorio, con le sue porte aperte, le sue relazioni vive e la sua comunità, se davvero è una comunità educante e adulta nella fede, vuole essere proprio questo:
uno spazio dove le domande dei ragazzi trovano ascolto, confronto, direzione.
Siamo qui, per loro e con loro.
E anche per voi, genitori, che vi chiedete come aiutarli a crescere felici, vivi, profondi.
Perché, in fondo, come su quel treno, tutto può nascere da una domanda semplice, sfrontata e vera:
“Lei legge di noi?”
E noi, adulti, possiamo e dobbiamo rispondere: “Sì. E vogliamo continuare a farlo, insieme a voi.”