Cittadinanzattiva, indagine post-Covid: un ragazzo su due si rifugia in sigarette e alcol
28 Giu 2021 - 18enni, Adolescenti, Covid19, Giovani
Bere per ubriacarsi,
bere per non pensare, anche solo per poco tempo, alle menate che invadono la mente…
Il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e gli adolescenti è un fenomeno preoccupante e in forte crescita, in Italia come all’estero…. proponiamo questo articolo per riflettere, per accorgersi, per muoversi insieme verso una consapevolezza più chiara.
«Ora parliamo noi», si chiama l’indagine promossa dall’associazione che evidenzia malesseri e esigenze dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ai tempi del Covid
A cura di Valentina Santarpia – Corriere della Sera
Sbalzi d’umore, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, desiderio di stare soli, consapevolezza di essere iper connessi, aggressività verso gli altri, autolesionismo: sono alcuni dei disagi psico emotivi provati dai ragazzi durante la pandemia. I due terzi dei ragazzi/e hanno grande paura di contrarre il virus. Eppure la maggior parte non riesce a tenere la mascherina tutto il tempo mentre interagisce con gli amici, il 57% non rinuncia a baci e abbracci, un terzo dichiara di continuare a passarsi bicchiere o bottiglia L’indagine di Cittadinanzattiva – su 5713 ragazzi tra i 14 e i 19 anni – che viene presentata oggi dimostra come la pandemia da Covid abbia modificato atteggiamenti, comportamenti, sensazioni, emotività degli adolescenti. Non è stato un periodo facile: più di 1 su 3 (37%) ha avuto l’esperienza diretta di persone care contagiate e addirittura di una perdita quasi per 1 su 4 (23%). E il digitale è diventato per molti l’unica esperienza di vita: ben il 63% dei ragazzi e delle ragazze è connesso oltre tre ore al giorno, in aggiunta a quelle impiegate per la Didattica a Distanza. Quando sono «disconnessi», ascoltano o producono musica (57%), incontrano gli amici (55%). Poco meno della metà (48%) conversa con genitori, parenti e amici, pratica un’attività sportiva e fa una passeggiata rispettivamente il 44% ed il 38%. Si dedica alla cucina il 28% e legge il 25%.
Le vie di fuga
Le vie di fuga spesso sono pericolose. In aumento l’accesso e la visione di materiale pornografico (30%), il consumo di tabacco (31%) e di alcolici (24%), così come quello di droghe (13%) e del gioco d’azzardo (10%). Poco meno della metà (43,3%) dichiara di non aver utilizzato nell’ultimo anno farmaci o prodotti per la salute. Tra quelli più usati, invece, al primo posto vi sono gli integratori alimentari e le vitamine (40%), seguiti dagli anti dolorifici (23%) e dai farmaci da banco (17%). Desta preoccupazione anche l’aumento degli episodi di cyberbullismo: un ragazzo su sette dichiara di avervi assistito e uno su dieci di esserne stato vittima. Le relazioni hanno cambiato forma e modalità: poco meno della metà degli intervistati segnala come i rapporti con i propri compagni e docenti non abbiano subito modifiche (rispettivamente nel 46% e nel 48% dei casi). E anche le emozioni sono state travolte dal clima generale di incertezza e angoscia: si sente altalenante, con frequenti sbalzi di umore il 57% e irritabile il 37%; annoiato il 53%, solo il 30% e triste il 33%; distratto il 36% e privo di interessi (32%). Sereno (33%) e felice (26%), soddisfatto di sé stesso (19%) ma anche arrabbiato (24%) e inadeguato (22%).
Le richieste d’aiuto
Come aiutarli? I ragazzi chiedono in primo luogo di essere ascoltati, ad esempio attraverso audizioni degli studenti in Parlamento e prevedendo rappresentanti delle istituzioni più competenti e vicine al mondo giovanile: «Non siamo delle marionette da manipolare», dice Flavia, quindicenne della provincia di Lecce. «Prima di decidere su scelte che ci riguardano devono ascoltarci perché a volte alcune loro decisioni sono dannose per noi ragazzi», aggiunge Federica, 17enne della periferia milanese). Ma hanno anche richieste più concrete: come fondi per il rinnovo e l’ammodernamento degli istituti scolastici, sia dal punto strutturale che didattico, mezzi di trasporto più frequenti e sicuri, mascherine più adatte, bonus per lo psicologo o per le uscite didattiche, dispositivi adeguati per tutti. Ai professori e ai dirigenti chiedono che la didattica sia ripensata perché hanno subito lo stress delle eccessive verifiche ed interrogazioni nelle settimane in cui erano in presenza.E sulla didattica a distanza, che tanti hanno mal sopportato, chiedono corsi di formazione per i docenti e la possibilità di alternare i gruppi a distanza e in presenza in modo da non perdere i contatti con l’intera classe. «Le richieste dei ragazzi sono concrete e impellenti – interviene Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva– e dopo averle recepite con questa indagine, ci impegneremo per promuoverle presso le istituzioni perché trovino risposta, e nello stesso tempo metteremo a punto programmi ed iniziative specifiche».
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