“Siamo nati per la strada”
27 Set 2024 - 18enni, Adolescenti, Casa del Giovane, Dipendenze, Disagio Giovanile, Giovani
Oggi si parla e si scrive tantissimo degli adolescenti, ma quanto, davvero, li conosciamo? Quanto li si ascolta? Quanto, concretamente, comprendiamo di loro, delle loro vite, delle loro gioie, delle loro fatiche a “stare al mondo”?
Come adulti e come educatori sappiamo aiutare i più piccoli a dare voce e parole a quello che sentono e quello che provano?
Ciò che salta all’occhio, a chi con i ragazzi lavora quotidianamente, è che nel tempo dell’adolescenza faticano ad entrare in contatto con il loro sentire, con le loro emozioni e con i loro sentimenti, come se volessero “tenere a distanza” delle parti del sé, magari considerate più fragili e che anche non riescono ancora ad afferrare fino in fondo.
La ricerca sociologica ci dice che oggi gli adolescenti non ricercano più tanto il riferimento di una figura adulta ma si rivolgono preferenzialmente al gruppo dei pari, in un processo circolare che a volte influenza l’orizzonte di crescita, favorendo uno “stallo evolutivo” che, associato alla chiara fatica di scorgere un futuro possibile e concreto, si struttura spesso in una condizione di disagio.
Il Dott. Simone Feder ricorda come il ruolo di adulti, educatori e genitori, dovrebbe essere quello di SOSTENERE E ACCOMPAGNARE, di costituirsi come figure competenti e affidabili a livello umano, emotivo e affettivo.
Vediamo spesso come oggi questo compito venga evaso al punto tale che i genitori arrivano a delegare la loro responsabilità genitoriale agli specialisti: LA DIMENSIONE EDUCATIVA DIVENTA, QUINDI, UN PROBLEMA SANITARIO.
Chiediamoci: come aiutare l’adulto, oggi, a tornare ad essere tale e riappropriarsi del suo ruolo?
Un ruolo autorevole, sempre più in grado di assumersi la responsabilità di farsi prossimo, senza temere le sfide e i disordini che il tempo dell’adolescenza prevede.
Simone Feder, in occasione del suo intervento durante il primo convegno ordinistico per gli psicologi che operano nel settore delle dipendenze, ci aiuta a comprendere come oggi i servizi “non possono più permettersi che la richiesta di aiuto arrivi all’istituzione, ma diventa necessario, se si vuole adeguare il modello di intervento agli adolescenti di oggi, essere NOI I PRIMI A MUOVERCI VERSO DI LORO”, dobbiamo andare a cercarli dove sono al fine di intercettare precocemente il disagio e affrontarlo senza paura.
Come affrontare la sfida? Non è possibile farlo come singoli!
Diventa necessario che l’intera comunità si faccia carico di tutti i suoi figli, in particolare dei più giovani e di quanti rimangono indietro.
L’aiuto non sta solo nello studio del terapeuta, “sta nell’uscire, andare là dove il disagio abita, stringere quelle mani e condurli a riappropriarsi della vita”.
Stefania Capoferri