Chance possibile? Per un’educazione che va oltre…
24 Gen 2024 - 18enni, Adolescenti, Adulti, Giovani
A cura di Don Gabriele, Stefania e l’Equipe Giovani Oratorio San Pietro – Pavia
In queste ultime settimane, alcuni fatti di cronaca avvenuti nella nostra città e l’interessante e bella omelia che il nostro Vescovo, S.E. Mons. Corrado Sanguineti ci ha proposto in occasione della festa patronale di San Siro, lo scorso 9 Dicembre 2023, hanno rilanciato una delle domande cruciali che da tempo ci si sta ponendo come comunità educante: “Come e cosa fare per sostenere e accompagnare i nostri adolescenti?”, “Di chi e di cosa hanno bisogno questi ragazzi per crescere, stare bene e diventare grandi?”
Certamente, nascere e crescere in una società liquida non ha facilitato i nostri adolescenti, anzi, ma questa è la realtà dentro cui siamo tutti inseriti e l’aria che tutti respiriamo.
In questi ultimi tempi assistiamo ad un disagio sempre più crescente tra i ragazzi, lo si nota anche dalle tante richieste di aiuto che ci arrivano.
Crescono i gesti di autolesionismo, le dipendenze, i disturbi alimentari e i tentativi di suicidio. Come se questi nostri ragazzi siano stati derubati di alcune difese necessarie per vivere nel mondo di oggi.
Forse, di questi tempi, la scuola e anche altre agenzie educative significative, come gli Oratori, ma anche la famiglia stessa, hanno traballato un po’ e, ad un certo punto, non sono state più in grado di mantenere le promesse che implicitamente questi luoghi di crescita sono chiamati ad offrire: organizzare la crescita degli adolescenti, il loro futuro, la vocazione, il talento, ma anche la socializzazione con i coetanei e una relazione bella e buona con adulti significativi, come insegnanti ed educatori. Forse, i ragazzi si sono sentiti un po’ soli e, negli agiti anche violenti e aggressivi che mettono in atto, anche tra bande, sembrano quasi dirci che c’è qualche cosa che “devono far pagare” ad una società che poco li ha considerati e poco li considera.
In questi giorni, leggendo vari articoli di giornale facevamo proprio questa riflessione: forse, i ragazzi ci stanno presentando il conto, dopo essere stati un po’ dimenticati. Qualcuno ricorda che le nuove generazioni anche in tempo di Covid sono state un po’ poco considerate anche dalle misure pandemiche, ricordiamo tutti le vicende: chiuse le scuole, lezioni in dad, chiuse le palestre, gli Oratori, le piscine, i campetti da calcio… e ai ragazzi il futuro appare ancora più traballante e incerto: forse, la domanda che sta sotto i loro tanti pensieri è: “Perché fare tanti sforzi, impegnarsi, sbattersi, se poi tutti stanno dicendo che comunque vada siamo destinati ad avere meno di quello che hanno avuto le precedenti generazioni?”
Serve non perdere più tempo! Forse, serve azzardare un passo e il passo deve essere deciso verso una proposta “altra e alta”, diversa, che davvero mette al centro questi ragazzi, l’ascolto dei loro bisogni, la condivisione del loro sentire, dentro spazi di crescita da abitare, che regalino loro la possibilità di aggregarsi in modo bello e autentico, di stringere legami profondi, non “usa e getta”, legami capaci di generare conoscenza e amicizie solide e che portino a sperimentare, insieme ad altri, esperienze di vita e di servizio, che faccia capire ai ragazzi che c’è bisogno di loro e che possono, e devono, giocarsi nel generare qualche cosa di bello e di bene, sporcarsi le mani non solo per se stessi ma per gli alti, in particolare per quelli che sembrano essere “drop out” e non recuperabili agli occhi del mondo.
Per fare questo peró, serve che al loro fianco ci siano adulti competenti, in grado non di dire loro cosa fare ma capaci di accompagnarli nel percorso di crescita, facendo il tifo per loro, sostendo tutte le dimensioni della loro personalità, in grado di non spaventarsi anche di fronte a quelle fragilità che fatichiamo, come adulti, a sostenere.
Serve, forse, che i giovani siano chiamati in causa da protagonisti, chiamando loro stessi a sostenere altri giovani, che proprio loro ci aiutino a comprendere come e cosa fare e ad agire insieme per diventare sempre più significativi con i più giovani.
Insomma, ci viene quindi chiesto di andare oltre, oltre le premesse che tutti ormai conosciamo, oltre un “dato di fatto” che abbiamo abbondantemente analizzato.
Le tante domande che ora sentiamo urgenti hanno bisogno di tentativi di risposta… Serve mettere in campo il desiderio e la creatività, oltre all’impegno e alla conoscenza, per “provarci”, per tentare di aprire sentieri e rilanciare opportunità.
Come sostiene spesso un grande educatore, “basta con le analisi, le analisi dettagliate le conosciamo, tutti siamo maestri nel narrare e rinarrare le cause e le ragioni per cui gli adolescenti di oggi sono così…siamo ormai tutti in grado di snocciolare i tratti profondi che articolano questa situazione, siano essi tratti psicologici, sociologici, antropologici, educativi e spiegare le ragioni di quello che si vede con estrema chiarezza davanti a noi. E quindi?”
E quindi rilanciamo pensieri, troviamo parole per superare l’improvvisazione e trovare uno stile che sia STILE EDUCATIVO, cioè in grado di tirare fuori, di ascoltare e di accendere il meglio che i nostri ragazzi sono.
Forse dobbiamo iniziare ad uscire dalla logica che, per intercettare i più giovani, per essere significativi per loro, serva moltiplicare eventi e occasioni di intrattenimento. Per anni tanti ambienti, che potenzialmente avrebbero dovuto essere educativi, si sono trasformati in erogatori di servizi o in organizzatori di eventi solo ludico-ricreativi. In fondo anche nelle nostre città siamo andati alla spasmodica ricerca di eventi, organizzati attorno alla dimensione del divertimento e del consumo, e questo modo di pensare ci ha portati a costruire le nostre proposte non attorno ad uno “stile educativo”, ma ad una “performance” tutta giocata sulla scia dell’animazione, dell’evento all’ultimo grido da consumare senza sosta.
Forse questo approccio, che sembra essere più leggero e accattivante e meno impegnativo, che non necessita di tanti investimenti motivazionali e di competenze da entrambe le parti, sia da parte degli educatori che da parte dei ragazzi, ha “fatto la sua stagione”. E quindi?
È TEMPO DI PENSARE, DI PARLARE…. DI OFFRIRE AI PIU’ GIOVANI LUOGHI E PERSONE IN GRADO DI SOSTENERE E ACCOMPAGNARE UN PERCORSO DI VITA CHE SOSTENGA UN FUTURO POSSIBILE.
Certamente questi luoghi possono essere molteplici: dalla scuola alle organizzazioni sportive, passando per l’Oratorio, come ambiente privilegiato per accompagnare ed educare i nostri ragazzi e che ancora oggi può essere lo spazio ideale per sperimentare un progetto di vita.
Per fare questo servono peró adulti disponibili, competenti e appassionati , disposti a giocarsi la partita, disponibili a lanciare l’ambiziosa sfida, senza paura, senza tirarsi indietro. Il Cardinal Martini lo direbbe, forse, ancora così: “GIOVANI, ADULTI, LAICI CHE ANNUNCIANO IL VANGELO DI SEMPRE, AI GIOVANI DI OGGI PER LA CHIESA DI DOMANI”.